Lunedì scorso è andata in onda la prima delle quattro puntate, dell’omonima serie televisiva, “Il nome della rosa”, tratta dal libro del grande semiologo, scrittore e filosofo, ormai scomparso da qualche anno.

 

TRAMA

Verso la fine del 1327, il monaco inglese Guglielmo da Baskerville e il giovane novizio Adso da Melk, arrivano in un’ abbazia benedettina dell’Italia Settentrionale; compito del monaco quello di dirimere una disputa che vede da una parte i francescani sostenuti dall’Imperatore (per una vita religiosa morigerata) e dall’altra gli emissari del Papa di Avignone che non vuole perdere il potere temporale della Chiesa. Appena giunti presso l’abbazia, i protagonisti si ritrovano coinvolti a indagare su una serie di misteriosi omicidi di altrettanti monaci e che faranno venire alla luce misteri e ombre che ruotano attorno alla biblioteca e ai libri in essa contenuti. La storia è narrata in prima persona da Adso da Melk, il quale divenuto ormai anziano, ripercorrerà tutti gli avvenimenti verificatisi durante quel particolare viaggio.

Tuttavia, non volendo a spoilerare nulla della storia e quindi del finale, ci sono dieci curiosità che riguardano il romanzo e che lo rendono ancora più interessante e avvincente, poiché tante cose ruotano attorno, non solo alla trama, ma anche alla creazione dell’opera nel suo insieme.

  • Il titolo dell’opera: varie sono state le idee in merito al titolo (tra quelli scartati, L’abbazia del delitto e Adso da Melk). Su tale punto ci sono anche delle storie che circolano: una prima vorrebbe che Eco avesse proposto una serie di titoli tra cui  (Il nome della rosa, appunto) a un gruppo di amici fidati; in una seconda Eco avrebbe proposto all’editore Bompiani il titolo Adso da Melk ottenendone un fermo rifiuto e trovando il titolo definitivo solo in seguito a una semplice intuizione. A ogni modo, il titolo scelto, che è diventato quello definitivo, contiene,  da un lato, un rimando alla complessa simbologia della rosa, presente in moltissime opere della letteratura medievale. Dall’altro esso si ispira, come spiega Eco stesso, ad un esametro tratto dal De contemptu mundi di Bernardo Morliancense, autore del XII secolo. Sostituendo “Roma” con “rosa” (e ricollegandosi ironicamente alla nota “disputa sugli universali” della filosofia scolastica medievale), lo scrittore pone alla fine del suo libro la frase: Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” (“la rosa primigenia esiste solo come nome, noi possediamo nomi nudi), sottintendendo così che a fondamento della realtà rimangono solo i “nomi”. In questo caso il verso può essere spiegato come una riflessione sulla transitorietà delle cose, di cui, alla fine, rimane solo l’aspetto verbale.
  • Il romanzo si presenta come un giallo e infatti, la serie di omicidi su cui occorre far luce, le  indagini condotte nell’abbazia dove giungono Adso da Melk e Guglielmo da Baskerville, presentano alcuni riferimenti ai libri di Conan Doyle, in particolare Il Mastino di Baskerville, che narra le vicende di Sherlock Holmes, che attraverso il suo fiuto e con il supporto della ragione cerca di giungere alla comprensione dei vari eventi che si verificano nel corso della storia.

 

  • Il manoscritto: l’intera storia viene raccontata attraverso il ritrovamento di un manoscritto, scritto da Adso da Melk che, ormai anziano, ripercorre a ritroso tutta la vicenda. Ovviamente si tratta di un espediente letterario molto utilizzato, che permette all’autore di far parlare direttamente il personaggio che ha scritto il manoscritto stesso;
  • L’ambientazione medievale: la storia si svolge sul finire del 1327, in pieno Medioevo, ma sembra che inizialmente Eco volesse ambientarla ai giorni nostri (forse negli anni ’70). Tuttavia, una volta scelta definitivamente quale sarebbe stato il periodo storico in cui far muovere le vicende, e quindi quello medievale, lo stesso Eco avrebbe detto di aver trascorso un anno intero senza buttar giù neppure una riga di testo, ma di aver pianificato centinaia di labirinti e piante dell’abbazia, creando un vero e proprio mondo nuovo.
  • L’ex bibliotecario cieco dell’abbazia: appare come una ben riuscita caricatura di Jorge Luis Borges, non solo per la comune cecità e l’assonanza del nome, ma anche per la diretta discendenza borgesiana dell’immagine della biblioteca come specchio del mondo e persino della planimetria poligonale con cui la biblioteca dell’abbazia è disegnata, che si ispira al racconto La biblioteca di Babele.
  • L’incipit: Eco ha dichiarato che l’inizio del romanzo (Era una bella mattina di fine novembre) fa riferimento al cliscé (Era uno notte buia e tempestosa) e alla prima lettera ai Corinzi.
  • I diversi livelli di lettura: Il nome della rosa è un testo complesso; in esso non vi è solo la trama, dunque la storia che vede svolgersi una serie di vicende, ma ci sono tantissime citazioni, riferimenti a concetti filosofici e religiosi, poiché Eco cerca di spiegare al lettore alcuni aspetti legati appunto ai fatti, dando una serie di strumenti pratici a livello conoscitivo. Vi sono dunque molte chiavi di lettura.
  •  Pubblicazione: Il nome della Rosa è stato pubblicato nel 1980 da Bompiani e nel 1981 ha visto il Premio Strega ed è stato inserito nella lista de “I 100 libri del secolo di Le Monde.
  • Nuova pubblicazione: nel 2012 Eco ha ripreso il romanzo (che spesso ha definito come quello che meno gli piaceva) per rivederlo  al fine di pubblicarne una versione corretta. È stata aggiunta una nota finale dell’autore, sono state effettuate delle modifiche alle citazioni latine e alla descrizione del viso del bibliotecario.
  • Diffusione dell’opera: Il nome della rosa è stato tradotto in 40 lingue con oltre 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Dieci buoni motivi per leggere questo romanzo ricco sotto tutti i punti di vista o per ascoltarlo nella versione audiolibro.

autore di questa pagina:

Amalia Papasidero

Amalia Papasidero, editor, correttore di bozze, consulente letterario e blogger. Ha conseguito il master in “Tradizione e innovazione nell’editoria. Dal libro all’e-book” presso l’Università della Calabria.
Gestisce il sito web www.scritturaedintorni.it (che ha ottenuto l’accredito stampa presso il Festival della letteratura di Mantova nel 2016), che si occupa di ciò che ruota attorno al mondo della scrittura e offre numerose risorse e servizi per gli autori. Organizza eventi letterari e culturali (presentazioni librarie e musicali, campagne di sensibilizzazione su temi sociali). Ha da poco pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Riflessi”. Tiene corsi di scrittura e self-publishing, workshop sulle tematiche legate alla narrazione.

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