Il primo novembre del 2009 moriva a Milano la grande poetessa e scrittrice Alda Merini, lasciando un vuoto davvero difficile da colmare. I suoi versi, i suoi aforismi e i suoi scritti rimarranno indelebili per la loro potenza espressiva e per le emozioni che sono in grado di regalare.
Milano il 21 marzo del 1931, ebbe fin dall’infanzia una vita molto complessa: a causa della presenza di un disturbo bipolare, fu una ragazzina taciturna, malinconica che tendeva a isolarsi, ma con una spiccata sensibilità che l’avrebbe portata a scrivere per tutta la vita, a raccontare la bellezza della libertà, nonostante abbia passato lunghi periodi all’interno di diversi ospedali psichiatrici, dell’amore e della sua forza sia come profondo sentimento sia come sconvolgente passione e di come la poesia e i poeti siano coloro che forse, su questa terra, soffrono di più.
Il grado di libertà
di un uomo
si misura dall’intensità
dei suoi sogni
Non cercate
di prendere i poeti
perché vi scapperanno
tra le dita
Si dice che Amore nascesse libero
e che poi venisse impigliato
nei veli di una cetra,
anzi nelle sue corde.
Ma poiché Amore era tenero
e soprattutto era fanciullo
le corde gli procurarono ampie ferite.
Così il tuo fallo meraviglioso
mi ha dato una cicatrice nell’anima
che mi ferirà a morte.
Il suo primo libro di versi fu La presenza di Orfeo (Schwarz, 1951) a cui seguirono Paura di Dio (1955), Nozze Romane (1955) e Tu sei Pietro (1962). Nel 1953 si sposò con Ettore Carniti, matrimonio dal quale nacquero quattro figlie. Molto importante l’amicizia della Merini con Salvatore Quasimodo che inserì alcune sue poesie nella raccolta Poesia italiana del dopoguerra (Schwarz, 1958).
Dal 1965 e per quasi un ventennio, la voce di Alda rimase in silenzio: i suoi continui ricoveri le procurarono un dolore immenso, che sarebbe poi riuscita a raccontare e, in parte, a superare grazie alla scrittura.
Mi sveglio
sempre in forma
e mi deformo
attraverso gli altri
Un genio, quello della Merini, non subito capito; tanti furono i tentativi di imbrigliare il suo spirito libero che, invece, indomito ha resistito e ha sempre lottato per gridare a tutti la sua voglia di vivere senza schemi: ciò accadde anche dopo la morte del marito; rimasta sola iniziò un intenso rapporto telefonico con il poeta Michele Pierri, con il quale successivamente si sposò e andò a vivere a Taranto. Ma anche in tale periodo fu spesso ricoverata nell’ospedale psichiatrico.
Nell’ultimo tratto della sua vita, la Merini si dedicò alla prosa: L’altra verità. Diario di una diversa (il racconto del suo decennale ricovero in manicomio, gli orrori vissuti, le torture, l’ elettroshock), Il tormento delle figure, Le parole di Alda Merini. Nel 2001 è stata candidata al premio Nobel per la letteratura.
Una voce che non dovrà mai spegnersi, quella della Merini, in quanto espressione della forza delle donne, del coraggio a rimanere sempre se stessi nonostante tutto e tutti, la volontà di non farsi mai spezzare continuando a cantare la bellezza della vita, della libertà, dell’amore e della poesia.