Le particolarità costruttive dell’Annunciata, il dipinto ad olio del grande artista messinese, realizzato su legno di pioppo.
Antonello nasce nel 1430 circa a Messina da Giovanni De Antonio e da Garita, probabilmente Margherita; la sua è una famiglia artigiana di modeste origini, ma Antonello fin da subito sviluppa una particolare propensione per l’arte che lo renderà grande per sempre e in tutto il mondo; spesso nelle sue opere si firmava “Anto Messanensis o Messanus”, quasi a rimarcare in ogni modo il suo rapporto con la città di origine, elemento, questo, a cui mai ha rinunciato, nonostante i molteplici viaggi che lo hanno portato nelle corti più ambite per pittori ed artisti dell’epoca.
Proprio Messina ha ospitato dal 22 agosto al 22 settembre 2011, all’interno del Museo Regionale, quella che può essere considerata une delle sue più mirabili opere. L’Annunziata, realizzata nel 1476, rappresenta una stupenda giovane donna in piedi, seduta o inginocchiata, ciò non è chiaro; incertezze vi sono anche sul momento effettivamente rappresentato dall’artista: secondo alcuni la Vergine sarebbe stata immortalata nel momento in cui L’Arcangelo Gabriele se n’è appena andato, secondo altri rappresenterebbe il momento dell’interrogazione. A dire il vero, tale dipinto sorprende quasi l’osservatore inserendolo nella scena tra la Vergine e l’Angelo; dalla sagoma quasi piramidale del manto emerge il perfetto ovale del volto della Madonna, contornata da un velo azzurro, che guarda fuori dall’opera stessa con sguardo sereno ed intenso; l’asse della composizione è dato dalla verticale che va dalla piega dello scollo all’angolo del leggio, mentre, al contrario, il lento girare della figura ed il gesto della mano sinistra al torace e di quella destra allungata in primo piano e con il palmo in avanti danno movimento alla composizione.
L’opera, dipinta da Antonello su una tavoletta di legno di pioppo,materiale generalmente utilizzato nel Meridione d’Italia, che evidenzia come anche l’arte si esprima con materiali propri dei luoghi di appartenenza dei vari artisti, si caratterizza per le pennellate più corpose rispetto all’arte fiamminga alla quale l’artista si ispirava e soprattutto in virtù del fatto che la sua tecnica pittorica si era perfezionata a Napoli, presso il pittore Colantonio, la cui pittura rimarcava fortemente quella delle Fiandre.
L’assolutezza formale, lo sguardo magnetico e la mano sospesa in una dimensione astratta ne fanno un capolavoro assoluto, che tuttavia nell’arco del tempo è stato sottoposto a ben due restauri, che lo hanno portato fino a noi così come oggi lo possiamo ammirare.
La tela si trova attualmente a Palermo nella Galleria Regionale “Palazzo Abatellis”.
Amalia Papasidero
Tratto da Tempovissuto.it