Come inciampare nel principe azzurro, di Anna Premoli (Newton Compton Edizioni/2013) è un mix di ironia, di romanticismo ed è divertente leggerlo. È un romanzo che ho letto e riletto parecchie volte.
Eh già, sono fatta così, quando un romanzo mi piace a tal punto sarei capace di leggerlo infinite volte, senza mai stancarmi.
Anzi, ciò mi aiuta a comprendere meglio certi particolari e certe sfumature (non di grigio) che magari a una prima lettura non si riesce a cogliere perché troppo presi dalla trama.
L’autrice, vincitrice del Premio Bancarella, nasce in Croazia per trasferirsi in Italia e studiare Economia dei mercati finanziari presso l’Università Bocconi ed ha già all’attivo parecchi romanzi i quali hanno riscosso notevole successo (Ti prego lasciati odiare).
Nel libro “Come inciampare nel principe azzurro”, la protagonista, la biondissima Maddison, Maddy per gli amici, è una giovane ragazza londinese, tanto attraente quanto poco dedita e attratta dal lavoro che svolge: non fa certo mistero del fatto che abbia deciso di studiare Economia all’Università solo per quieto vivere familiare, e che poi sia finita a lavorare in una Investment Bank solo perché delle donne che lavoravano in quegli ambienti ammirava gli elegantissimi completi.
Giunta quindi a lavorare in una importante Banca, viene inserita nel team che si occupa di fusioni e acquisizioni dove tutti svolgono il proprio lavoro con entusiasmo e abnegazione.
Tutti, certo. Tutti, meno che lei.
Trova noioso tutto quello studio sui bilanci, sulla fiscalità e sulle fusioni, considerando un enorme spreco di tempo dover rimanere per tante ore al giorno rintanata in un ufficio quando invece potrebbe scorrazzare per i negozi alla ricerca di meravigliosi abiti.
E così, spinta dalla grande passione per lo shopping mista a quella di trovare un marito ricco, o meglio ricchissimo, decide di fare domanda di trasferimento presso la filiale di New York.
Certo, non che abbia deciso di sua spontanea volontà di immolarsi a tal punto da abbandonare la sua adorata terra natia: diciamo che più che una sua scelta si è trattato di un caldo – ovvero forzato – suggerimento del suo capo, John, il quale ha ritenuto questo suo possibile trasferimento, come una condizione indispensabile per crescere professionalmente.
E così, quando quella mattina, giunta al lavoro, il suo tanto antipatico quanto mellifluo collega Tom le dice, senza troppi preamboli e con un sorriso sornione quanto beffardo, che sarà lui a raggiungere la sede di New York, lei, Maddison, quel tipo di ragazza da “non mi faccio mai prendere dal panico”, pensa che, scartata la Grande Mela, sarà sicuramente destinata alla romantica Parigi.
Ed è proprio mentre pregusta di iscriversi a un corso di lingua francese che le viene data la ferale notizia: il trasferimento oramai è certo ma la destinazione non è certo una delle sfavillanti Capitali Europee ma bensì la lontana quanto a lei sconosciuta Seul!
Il suo sconcerto crescerà ancor di più quando le verrà presentato il suo nuovo capo: il giovane, antipatico e altezzoso Mark Kim, un giovano e affascinante ragazzo coreano che della Corea ha solo l’orientale quanto particolare taglio d’occhi.
Difatti, a differenza di tutti gli abitanti del luogo, è molto alto, ma questo certo non intimidisce Maddison, che dalla sua ha quella di essere altrettanto alta, “…sono sempre stata fiera del mio metro e ottanta…”.
Mark Kim e Maddison sembrano destinati al perenne odio reciproco, tanto che, quest’ultima, a tal punto contrariata di dover partire per questo lontano Paese, cercherà di boicottare la sua partenza con tutti gli espedienti possibili, sino alla fine, ma senza remissione di pena per lei: a malincuore è destinata a salire su un aereo e lasciarsi alle spalle la sua tanto amata Londra.
Ma come se al peggio non ci fosse mai una fine, per Maddison questo è solo l’inizio: già in volo dovrà sopportare il suo sfacciato e saccente “capo”, il quale non sembra preoccuparsi di mostrare apertamente il suo disappunto nonché il suo fastidio nei confronti della sua nuova dipendente, ritenuta sin da subito dallo stesso come una palese scansafatiche.
In Corea dovrà fare i conti con una nuova quanto diversa realtà, niente in questa nuova città può essere paragonata alla sua Londra, tutto è diverso: il cibo, la gente, le usanze… a tutto ciò va aggiunto che il suo nuovo capo non le renderà di certo vita facile, a maggior ragione che i loro appartamenti sono dislocati sullo stesso piano.
Non voglio aggiungere altro, non voglio rovinare la suspense di chi deciderà — e secondo me dovrà farlo — di leggere questo amabile romanzo, una storia che si farà leggere tutta d’un fiato, almeno, così è stato per me, un romanzo intrigante che lascia sognare a occhi aperti e fa capire che “dietro un incontro, a prima vista, spiacevole, forse, può nascondersi il tanto cercato e atteso principe azzurro” .
Alessandra Di Maio
Foto tratte da Newton Compton Editori