La Divina Commedia è senza alcun dubbio una delle opere letterarie più belle mai scritte. La sua peculiarità, che poi rappresenta anche il suo punto di forza, è far risaltare il cammino dell’uomo attraverso un percorso diretto alla comprensione delle azioni che si commettono durante la vita, in quanto ogni tipo di comportamento ha poi una conseguenza.
Ma di cosa parla la Divina Commedia?
“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita…“ Dante, l’autore di questo capolavoro, inizia così la sua straordinaria avventura nell’aldilà, che lo porterà a vedere la realtà di coloro che si sono macchiati di atti più o meno infami e di coloro che invece hanno condotto un’esistenza retta, virtuosa; non è da solo in questo suo viaggio, ma accompagnato attraverso i tre regni, Inferno, Purgatorio e Paradiso, da due personaggi particolari, la cui presenza è frutto delle azioni che essi hanno svolto.
Virgilio, il sommo poeta latino, è colui che guida Dante attraverso l’Inferno e il Purgatorio: in tali luoghi i due hanno modo di incontrare vari personaggi, uomini e donne che dopo aver vissuto esistenze dissolute o lascive, si ritrovano a scontare delle pene spesso atroci, che Dante stesso, ha dolore nell’osservare e di cui chiede costantemente spiegazione al suo accompagnatore.
Il viaggio in questi due primi regni, rappresenta un po’ il percorso che ciscuno deve compiere per espiare i propri peccati, per purificare il proprio animo dalle colpe commesse, con la speranza, per coloro che si trovano nel Purgatorio, e non nell’Inferno, di poter un giorno accedere al Paradiso.
In quest’ultimo, Dante non è più accompagnato da Virgilio, ma incontra Beatrice, la giovane donna di cui è innamorato, di un amore platonico e puro. Il poeta ritrova in lei la perfezione, descrivendola come una figura celestiale che non potrebbe stare altrove se non nel Paradiso.
Questo viaggio immaginario, compiuto da Dante, deve ovviamente essere contestualizzato nell’ambito della cultura il cui lo stesso si trova, quella medievale, fatta di allegorie, di immagini particolari e visivamente forti, legate anche alle credenze dell’epoca e alla particolare visione della fede e della religione, che allora vi erano.
Tuttavia, quest’opera si presenta particolarmente moderna e attuale: ruota attorno a quelli che sono i misteri dell’esistenza dell’uomo in riferimento alle domande “cosa ci aspetta dopo la morte?“, “che conseguenze avranno le nostre azioni?“; tali interrogativi sono presenti in ogni epoca storica, tutti gli esseri umani se li sono posti almeno una volta nella loro vita e ciò rende questo componimento molto vicino a noi e alla nostra realtà. L’idea del percorso e delle vicessitudini che Dante affronta, gli incontri con personaggi appartenenti a varie realtà, da quella politica a quella religiosa, macchiatisi di vari crimini, in fondo non fanno altro che ricordarci di come ancora oggi certi comportamenti siano ancora presenti.
L’allegoria che il poeta utilizza, che a primo acchito potrebbe sembrare e anacronistica, oggi, ci fa invece comprendere, in maniera forte, profonda, come “per ogni azione ci sia una conseguenza“, magari, per chi crede, non visibile subito, ma in un’altra vita. Questo a riprova che ciò che si compie ha un impatto non solo sull’esistenza degli altri, ma soprattutto sulla propria.
Ecco di cosa parla la Divina Commedia, un’opera che riesce a condurre il lettore in un fantastico viaggio, alla ricerca del senso più profondo dell’esistenza, sottolineando che quest’ultima non è altro che una parte del tutto.
Amalia Papasidero