Cosa significa essere diversi? Non vestire alla moda, non frequentare i luoghi più in o non acquistare il cellulare di ultima generazione? No, in realtà essere diversi significa ben altro: la diversità si nasconde tra le pieghe di una quotidianità che non accetta che possano esistere e convivere tra loro pensieri, religioni e preferenze sessuali differenti, che non corrispondano con quelle della massa. Risulta davvero difficile, stando così le cose, rimanere se stessi, avere il coraggio di manifestare le proprie idee, perché, in un modo o nell’altro, si è sottoposti al giudizio, spesso tagliente di chiunque consideri le azioni del prossimo difformi dalle proprie.
Questa è la tragedia che accompagna tantissimi adolescenti: a quattordici anni è normale scoprirsi e scoprire nuove cose, è normale attraversare fasi di confusione, è normale voler comprendere ciò che veramente si è, senza avere paura di mostrarsi, senza avere il timore delle botte, di essere derisi, se poi alla fine ci si rende conto di non essere come gli altri. Questa è in qualche modo la realtà amara e tragicamente ironica, che viene racconatata nel libro Trevor, di James Lecesne (Edito Rizzoli 2014).
Trevor, il protagonista del romanzo, è un ragazzino che ama Lady Gaga, che ama recitare, ballare, che possiede una sensibilità diversa e che proprio per questo viene costantemente allontanato e deriso dai sui compagni di scuola e non capito dalla sua famiglia. La quotidianità inizia a diventare pesante come un macigno e si fa strada in lui la malsana idea, che spesso solletica la mente di coloro che sono lasciati soli e sono soggetti a forme di bullismo, di “farla finita”, immaginando quelli che potrebbero essere i vari modi per procurarsi la morte.
Se Trevor, nella storia, riesce in un certo senso a superare con estrema ironia i suoi dolori e la sua solitudine, lanciando un messaggio positivo e cioè che si deve resistere (nonostante un buffo tentativo di suicido, ingoiando delle spirine), la realtà di molti adolescenti, vittime di scherno per il loro orientamento sessuale, è davvero drammatica; si pensi che un recente studio condotto presso l’Università della Sapienza di Roma (Baiocco et al., 2014) ha evidenziato che su circa duemila giovani adulti italiani (15-25 anni), il 30 per cento delle persone gay e lesbiche ha una moderata ideazione suicidaria, contro il 16% degli eterosessuali (tratto da Il redattore sociale).
Le cause di tutto questo sono da riscontrarsi in una mancanza di accettazione da parte delle famglie che, di fatto, lasciano soli i figli ad affrontare le difficoltà psicologiche legate alla loro identità sessuale, il bullismo che si riversa furioso su i soggetti più deboli e infierendo in maniera particolare in caso di omosessualità per quel forte sentimento di omofobia e anche il c.d. coming out, forse fatto troppo presto, quando non si è ancora pronti a comprendere e a gestire le coseguenze legate alla nuova condizione.
Trevor è un romanzo semplice, non fa grandi costruzioni mentali, racconta in maniera quasi banale la difficoltà di essere cosapevoli di una diversità latente, che impedisce di condurre una vita serena e non perché il giovane non stia bene con se stesso, ma perché sono gli altri a decidere che essere diversi è sbagliato.
Che si tratti del colore della pelle, del credo religioso, della propria identità sessuale, siamo tutti esseri umani con due braccia, due gambe e un cervello che ci è stato dato per pensare, per comprendere, per imparare che la forma non è sostanza e che il rispetto dell’altro, chiunche esso sia, è la migliore delle scelte possibili.