Ex ingegnere, ex programmatore vagabondo, oggi scrittore esordiente. Autore di “Sulla strada giusta”

 

foto-profilo-giau-wandering-wilLaureato nel 2006 in Ingegneria Elettronica a Padova, trova subito un buon lavoro nel campo della robotica industriale. L’illusione di aver trovato la propria strada, però, dura poco. Considerazioni di carattere etico e personale abbattono il “muro delle certezze” in meno di tre anni. Nell’Agosto del 2009, all’inizio della crisi economica che investe il mondo, Wil si dimette e parte da solo per un giro del mondo di sei mesi.

Il viaggio diventa una irripetibile esperienza introspettiva, che convince Wil a cercare una Felicità più autentica, abbandonando il sentiero comune. Al ritorno diventa “programmatore nomade”. È un mestiere che gli permette di mantenersi ma anche di proseguire nella sua ricerca personale. Nei tre anni successivi compie altri lunghi viaggi: Sudamerica, Ungheria, India, Nord Europa.

Nell’estate 2013 si sente pronto per il passo successivo, e abbandona anche il lavoro di programmatore per dedicarsi solo alla scrittura e alla condivisione delle sue esperienze di vita. Apre il sito wanderingwil.com. Nel 2014 nasce suo figlio, Michele. A Marzo 2015 pubblica il libro d’esordio: “Sulla strada giusta”, ed è subito un grande successo.

 

INTERVISTA

 

  • Allora Francesco, mi piacerebbe conoscerti un po’ di più e farti conoscere a chi non ha mai sentito parlare di te. In che tipo di realtà sei cresciuto, chi ti ha insegnato la differenza tra il bene e il male. Pensi che all’origine del tuo cambiamento di vita ci sia solo una tua presa di consapevolezza o che comunque un germoglio di ciò che poi ti ha portato a oggi, covasse nel profondo del tuo animo fin da bambino?

Da bambino non ero molto socievole: ero molto curioso, amavo leggere, osservare e capire le cose; passavo ore a sfogliare l’enciclopedia di casa, però ero anche molto timido e silenzioso. Non giocavo spesso con gli altri bambini. I miei genitori all’epoca avevano una piccola gioielleria che funzionava bene ma li teneva molto occupati. Non mi hanno mai fatto mancare nulla, sono stati (e sono ancora) ottimi genitori, ma so di aver sentito la loro mancanza a volte. Non escludo che la radice della mia visione critica rispetto al mondo del lavoro e del consumismo sia nata inizialmente proprio come una reazione infantile a quel periodo, come se avessi compreso prestissimo, anche solo a livello embrionale, che c’erano cose più importanti a cui dedicarsi, quelle che avevo scoperto sui libri. Il resto è arrivato con il tempo.

  • Ho letto un po’ di articoli presenti sul blog del tuo sito, ho colto la paura, come dici tu, che ti ha spinto a lasciare, tutto, il lavoro, la sicurezza economica, una vita “facile” e il coraggio di metterti in gioco in un’epoca storica dove, obiettivamente, i soldi sembrano essere diventati la cosa più importante anche a discapito delle passioni e dei sogni. Beh, mi chiedo oggi chi è Francesco, visto che è diventato papà, qual è il tuo rapporto con il denaro, con la vita, cosa sei diventato dopo aver avuto “l’illuminazione” di cambiare strada?

Un giorno di ormai quasi sette anni fa mi son reso conto che in una vita dedicata quasi interamente alla sola sicurezza economica non avevo trovato quella serenità che cercavo. Al contrario, avevo trovato stress, insoddisfazione e malattia. I miei obiettivi reali erano diversi: la felicità, la soddisfazione di una vita vissuta pienamente, il benessere del corpo, della mente e del cuore. La sicurezza economica avrebbe dovuto essere il mezzo per raggiungerli, ma era diventata invece la trappola che me lo impediva.

Quello che ho fatto, allora, non è stato ripudiare il mondo del lavoro o dei soldi, ma ristabilire gli equilibri di una vita che fino ad allora era stata completamente sbilanciata. Ho costruito la mia nuova scala di valori, dalla cima ho tolto i soldi − un posto che non gli spettava − e al loro posto ho messo la felicità. Per mantenermi ho poi trovato un lavoro che rispettasse le mie nuove priorità.

Se mi chiedi in cosa è cambiato tutto questo dopo la nascita di mio figlio, ti rispondo: in niente di importante, i miei obiettivi restano invariati. Il modo di realizzarli dovrà per forza di cose essere modificato per includere la presenza di una compagna e di un bambino nella mia vita, ma questo non mi impedisce di continuare a cercare la mia e la nostra felicità, assieme.

  • “Sulla strada giusta” è il libro che racchiude la tua esperienza di viaggiatore alla ricerca della felicità… e ti assicuro che dando una sbirciatina alle cose che hai scritto, sembra che tu abbia trovato molte risposte rispetto alle tante questioni che costantemente rendono tutti schiacciati in una vita che non amano… senti su di te un qualche peso o una certa responsabilità nel dover cercare di aprire gli occhi alle persone oppure credi che il tuo sia un viaggio in solitaria?

In realtà non ho mai avuto l’intenzione di essere un guru o di “aprire gli occhi alle persone”. Stavo cadendo in quella tentazione, anni fa, quando pensavo di aver capito tutto e di poterlo spiegare agli altri. Poi mi sono lentamente reso conto che non posso insegnare niente a nessuno: ho fatto delle scelte e ho imparato moltissimo, ma il mio punto di partenza è unico, come lo sono la mia storia, il mio carattere, la mia identità. Persone diverse da me faranno un percorso diverso dal mio e sarà altrettanto buono o giusto – per loro, s’intende.

Non posso spiegare agli altri cosa devono fare, semplicemente perché non lo so. Posso però condividere le conclusioni a cui sono arrivato e se qualcuno ci trova qualcosa di buono per sé stesso, tanto meglio! Che lo prenda, lo faccia suo, lo adatti alla sua personale situazione e ci tiri fuori il meglio. Più che un maestro, quindi, mi sento uno dei tanti possibili esempi: uno può prenderne ispirazione oppure no. Per questo motivo non avverto così forte la responsabilità di “svegliare gli altri”: so che accade e ne sono felice, ma so che sarebbe accaduto comunque, anche senza di me.

  • Ti definisci “un uomo in cammino”, ma in cosa pensi che consista davvero il cammino di un uomo?

Quando nasciamo abbiamo alcune risorse a nostra disposizione: un corpo, una mente, un cuore, una famiglia con determinate possibilità economiche e un contesto affettivo. Poi abbiamo “il tempo”, la nostra più grande ricchezza. Credo che lo scopo del cammino di un uomo sia spendere nel modo migliore queste risorse e ottenerne il massimo. Questo ci porta a crescere, imparare, allontanare il superfluo, scoprire cos’è necessario e custodirlo. Un uomo in cammino è un uomo alla ricerca di qualcosa, che sia il vero sé stesso o la felicità o i segreti della pace.

Quando trascorriamo anni interi della nostra esistenza chiusi in una gabbia che non ci dà altro che i mezzi necessari per vivere fino allo stipendio successivo, stiamo usando molto male le nostre potenzialità: il tempo passa, la salute si logora, il corpo e la mente si addormentano, il cuore dimentica. Siamo fermi. Non c’è più cammino, c’è solo attesa di una svolta che potrebbe non avvenire mai.

  • La scrittura, spesso, viene vista come uno strumento catartico, che conduce a una sorta di liberazione e di purificazione da un qualcosa che sedimenta dentro e che è necessario emerga e venga buttato fuori. Per te scrivere un libro che cosa ha rappresentato? Pensi sarà un’esperienza che ripeterai? Che importanza hanno i libri oggi?

Scrivere “sulla strada giusta” è stato per me un passo del mio personale cammino, il ponte che ha collegato il mio passato nell’informatica a quello che potrebbe essere il mio futuro con le parole. So di voler continuare a scrivere e lo rifarò quanto prima. Nella mia testa ho libri che da un lato proseguano il filone della “felicità”, dall’altro procurino al lettore quello che io chiamo “intrattenimento intelligente”. Mi piace l’idea di scrivere romanzi ad ambientazione di fantasia, ma che allo stesso tempo facciano riflettere: che non siano solo un modo di passare il tempo sotto l’ombrellone, ma che arricchiscano in qualche modo il lettore. Purtroppo siamo invasi, per ragioni di mercato, da tanti testi il cui unico scopo è l’intrattenimento più puro, becero persino. Ragion in più per cercare di andare nella direzione giusta.

  • Cosa ti sentiresti di consigliare a un giovane che è pieno di desideri e sogni ma spesso si trova davanti la prospettiva di una vita piatta, vuota, che richiede la necessità di seguire degli schemi per essere accettati o “giusti”?

Questi sono consigli nati dalla mia esperienza personale, come ho scritto poco fa. Primo: fregarsene dell’opinione altrui o del “senso comune”. La vita è nostra, e così le soddisfazioni o i rimorsi che ci porteremo nella tomba. Molte persone sprecano tempo a cercare di assomigliare agli altri, ma siamo circondati da persone realizzate e felici? A me non pare. Dubitare è sano: facendoci domande e magari trovando buone risposte possiamo giungere a una consapevolezza maggiore. Secondo: chiedersi quali sono le cose davvero importanti per noi -per noi, non per gli altri! Terzo: ideare un percorso di vita per realizzarle. Questo è ciò che trasforma un sogno in un obiettivo. Quarto: iniziare quel percorso, un passo alla volta. Ricordarsi che il cambiamento richiede molto tempo e tanti sacrifici, tentativi ed errori. Non sarà facile, ma ne varrà la pena.

autore di questa pagina:

Amalia Papasidero

Amalia Papasidero, editor, correttore di bozze, consulente letterario e blogger. Ha conseguito il master in “Tradizione e innovazione nell’editoria. Dal libro all’e-book” presso l’Università della Calabria.
Gestisce il sito web www.scritturaedintorni.it (che ha ottenuto l’accredito stampa presso il Festival della letteratura di Mantova nel 2016), che si occupa di ciò che ruota attorno al mondo della scrittura e offre numerose risorse e servizi per gli autori. Organizza eventi letterari e culturali (presentazioni librarie e musicali, campagne di sensibilizzazione su temi sociali). Ha da poco pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Riflessi”. Tiene corsi di scrittura e self-publishing, workshop sulle tematiche legate alla narrazione.

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