Oggi la poesia è una di quelle forme letterarie di cui si abusa di più, tutti scrivono lanciandosi spesso in componimenti non sempre all’altezza delle aspettative, quasi azzardati direi, poiché sembra sufficiente buttar giù qualche verso per potersi definire “poeti”; ma in questo marasma di rime ho conosciuto un giovane autore, Rocco Polistena, capace di infrangere quella retrosia che generalmente sorge davanti alla poesia moderna, un giovane dalla scrittura matura, consapevole, in grado di guardarsi attorno e di osservare se stesso con gli occhi di chi si chiede qualcosa e cerca incessantemente una risposta, un giovane che usa le parole in maniera intelligente, dosandone il peso e il valore, un giovane poeta capace di trascinarti nel suo gorgo interiore ricco di emozioni, impulsi e sensazioni intime e personali.
Ecco l’interessante chiacchierata che abbiamo fatto.
- “SCORRO – Il mio fiume sentimentale” è una silloge poetica ricca, profonda, in cui la tua interiorità, le tue riflessioni si scontrano con una realtà difficile e a tratti complicata da domare. Vorrei quindi capire come nasce quest’Opera e come si placa il tormento del poeta alla costante ricerca di se stesso consapevole, appunto, di essere in continuo mutamento…
Beh, credo che la genesi di un’opera poetica, in particolar modo un’opera come SCORRO sia il prodotto di uno scontro – mi sia concesso il termine – tra la razionalità e la spiritualità interiore del mio Essere ed esplicazione del vissuto di emozioni contrastanti. Insomma, alla fin fine non vi è una genesi, ma un’analisi del tuo “sentire” e percepire te stesso in rapporto al mondo circostante e la tua quotidianità, in rapporto al tuo stesso “esser Uomo”. Poste queste premesse, credo ancora di più che la “cura” poetica, questa tensione dettata dalla ricerca di se stessi non possa placarsi, sia fuoco irrefrenabile, continua consapevolezza non di mutare con gli eventi e col tempo contingente, ma maturità nel convivere con la consapevolezza acquisita.
- Mi piacerebbe che mi parlassi del “Correntismo”, in cosa consiste e qual è il suo obiettivo, cosa vuoi con esso comunicare?
Il Correntismo è un movimento “fluviale” d’Amore espresso tramite i versi. Mi piace pensare che l’Uomo contenga dentro di sé una “corrente” emozionale e sentimentale che, in spasmodica riflessione intellettiva sul proprio Essere, straripa a dismisura dagli argini limitativi del corpo per trasformarsi in energia pura d’Amore verso le proprie sorti e quelle dell’Umanità tutta. È valorizzare del proprio animo la sorgente di ogni comprensione, afflato, ispirazione, condivisione, convinzione, affettività… Insomma è la dimensione più genuina di ciò che proviene dal cuore umano! Ritenere questo come assioma di vita comporta vivere nella quotidianità con il “sentimento” di questa “corrente” interna a tutti i costi e al di sopra di ogni costo, compresa la sofferenza. Questo il messaggio che ho esternato: “voler esser cuore” sempre e comunque, voler rimanere “Uomo” anche quando fa male!
- Leggendo i tuoi componimenti appare chiara una tua presa di coscienza, una sorta di consapevolezza su quello che è il viaggio di ognuno di noi su questa terra. Come la tua quotidianità risente di questo tuo percorso interiore?
Mi è stata posta più volte questa domanda in virtù di quanto sostengo e nei miei versi e nel manifesto ideal – teorico del Correntismo posto in appendice a SCORRO. Questa domanda o similare. Nella mia quotidianità vivo SCORRO! Vivo da Uomo come lo vive la penna dello scrivente! Insomma, nello sconvolgimento, nel trambusto caratterizzante la quotidianità (compresi e soprattutto dispiaceri dell’anima) mi batto per rimanere sempre umano e “sentimentale”. Non smielato, intendiamoci! Non il romanticone a tutti i costi, ma dominato dalle emozioni e dai sentimenti puri. Non nascondo che è difficile e che le cadute in senso contrario ci siano copiose, ma credo che anche in questo si manifesti la bellezza dell’essere Uomo!
Una poesia tratta dalla silloge “Di me… l’anima”
- Tu parli spesso di Amore nelle tue poesie. Ma cos’è per te, come definiresti un sentimento così incommensurabile troppo spesso incastrato in centinaia di definizioni?
Non ne do di definizioni, semplice! Proprio perché inestimabile non puoi definirlo se non sforzarti di viverlo in tutte le sue manifestazioni. Mi è sempre piaciuto non definirlo ma apprezzarlo. Ti faccio un esempio: il gesto di una madre che accarezza il volto del proprio bambino. Nella genuinità di questo semplice, a volte scontato movimento è l’Amore assoluto a farla da padrone. E così via in ogni gesto umano della quotidianità dettato da sentimenti puri e genuini. Da qui Amore è famiglia, amicizia, rapporto con l’eventuale partner, un raggio di sole, quello che scrivo… Tutte le emozioni pure! È difficile scrivere d’Amore, ancorare l’Amore in un singolo concetto!
- Quali sono state le letture che ti hanno spinto non solo a scrivere poesie, ma a porti tante domande che poi sono il fulcro ed il motore pulsante della tua produzione poetica?
Intanto fammi dire che sono impressionato – positivamente – che dalla lettura di SCORRO ti sia emerso chiaramente quanto questi versi (anche se per la maggior parte estemporanei) siano delle domande esistenziali poste a me stesso in primis e poi a tutta quanta la restante umanità. Ti anticipo che sono un lettore cronico e spazio tra diversi generi. Le letture che, comunque, mi hanno affascinato sono state “Siddharta” di Hermann Hesse e dello stesso autore il trattato “Sull’amore”; “Uomini e no” di Elio Vittorini ma anche tutta la poetica di Alda Merini. Come non citarne altri: Montale, Pasolini, Fernando Pessoa, i filosofi esistenzialisti con Heidegger capofila. E molti altri…
- In che modo la scrittura influisce sulla tua vita? Cosa ti ha dato e cosa magari ti ha tolto?
Beh, io vivo come scrivo, di emozioni fervide, con lo stesso pathos… Sono quello che scrivo!!! Dunque la mia scrittura è frutto della mia esperienza di vita, anche quando non sembrerebbe. Tutto questo mi concede, giorno dopo giorno, di mantenermi perfettamente Uomo, con i miei molti limiti, le mie contraddizioni, le mie rughe, le mie gioie e le mie rannicchiate nell’angolino a riflettere su me stesso e su quanto riesco a rimanere realmente Uomo. Cosa mi ha tolto? Credo la paura di arenare il mio Essere. Mi spiego meglio: mi ha regalato la possibilità di essere pienamente me stesso senza giustificazioni e senza timore di poter esser me stesso.
Rocco Polistena – biografia –
Nasce il 19 febbraio del 1987 e attualmente vive a Lubrichi, piccola frazione del Comune di Santa Cristina d’Aspromonte. Studia Giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il suo esordio poetico risale al novembre del 2011 con la sua prima silloge, Di me… l’anima, edita dal Gruppo Albatros, con la quale consegue un attestato di merito al Concorso Internazionale di poesia Città di Castrovillari – Pollino – VI edizione nel 2012. Nel 2015 pubblica Un uomo qualunque con Città del Sole Edizioni. Ha inoltre collaborato alla raccolta di vernacolo “Verso Culture Perdute“, da lui stesso ideata. Ha fondato e guida in qualità di presidente l’Associazione Culturale Roubiklon a Lubrichi.