Un breve reportage da uno degli eventi culturali che riscuote maggior interesse e successo in Italia, il Salone internazionale del libro di Torino, dedicato all’editoria, alla lettura e alla cultura, e che ogni anno riesce a coinvolgere migliaia di persone.
Quest’anno, finalmente, dopo varie vicissitudini, ho avuto la possibilità di partecipare, come addetta ai lavori (nella categoria definita “professionali”), e quindi nella veste di editor, a uno degli eventi di carattere editoriale più importanti d’Italia, ossia il Salone Internazionale del libro di Torino, che ogni anno smuove tutto l’indotto degli operatori del settore. Tuttavia, ho atteso che passasse un po’ di tempo per fare un attimo il punto della situazione, un piccolo bilancio della mia esperienza che, devo ammetterlo, mi ha lasciato tanto sia dal punto di vista emotivo, sia da quello culturale, ma andiamo per ordine.
Appena si arriva al Centro Congressi Lingotto, luogo dove si svolge il Salone e che è veramente comodissimo da raggiungere, visto che è il capolinea della metro, ci si ritrova subito di fronte all’imponente macchina organizzativa della Fiera che fin dalla suddivisione dei visitatori in varie file a seconda dei profili e del tipo di biglietto acquistato, ti permette di comprendere come la fase preliminare dell’accesso sia davvero importante, e quindi ognuno, in base al suo ruolo (addetto stampa, operatore nel settore editoriale, semplice avventore) ha la sua coda da fare.
L’aria che si respira appena si è dentro è quella di un posto dove davvero circola cultura, ma non solo quella con la “C” maiuscola, poiché l’impostazione del Salone permette anche a coloro che non sono propriamente appassionati di lettura di venir attratti da una calendario di giornate all’insegna dei libri, degli eventi letterari (presentazioni, reading, incontri con l’autore, laboratori, interviste, ecc.) e dalla semplice curiosità di conoscere affermati scrittori italiani e stranieri e giovani esordienti, ruotando il tutto attorno a un tema che viene scelto di anno in anno; in questa edizione il tema è stato:
Il Salone Internazionale del libro, che quest’anno era alla sua trentunesima edizione, ha saputo conquistarmi: una marea umana che si aggirava tra i tantissimi stand di case editrici di tutta Italia, di piccole, medie e grandi dimensioni con tantissimi titoli, sconti, e con addetti alla vendita ed editori molto solerti e simpatici; ho sentito davvero una bella energia che di solito è difficile trovare quando si parla di libri.
Interessante è sottolineare che dal 2004 la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura organizza negli stessi giorni del Salone al Lingotto il Salone Off, con l’obiettivo di portare i libri e gli autori del Salone in luoghi canonici e non: scuole, biblioteche, centri di quartiere, musei, teatri, ospedali, case popolari, impianti sportivi, centri di protagonismo giovanile, botteghe, mercati, strade, piazze, parchi e giardini.
Ho particolarmente apprezzo i tanti eventi che sono stati organizzati all’interno delle diverse sale convegni, la cui pecca, purtroppo era la dimensione di alcune di esse, troppo piccole per contenere tutti coloro che erano interessati a essere presenti, ad ascoltare un determinato autore. Ovvio che alcune presentazioni siano andate benissimo, mentre altre abbiano fatto registrare poca gente, ma poiché, alla fine, è sempre l’autore che trascina il proprio testo e non viceversa, credo che sia stato spesso il nome dello scrittore o del personaggio a incuriosire un elevato numero di visitatori.
Sicuramente tra tutti gli stand delle case editrici presenti (Il Mulino, Laterza, Feltrinelli, solo per citare alcune delle più famose) grandissimo successo ha riscosso Il Libraccio: un’affluenza mai vista in un spazio dedicato ai libri; sicuramente la presenza di testi a prezzi bassissimi (€ 3 e € 5), gli sconti e i testi di seconda mano, anch’essi a un costo davvero piccolissimo, hanno sicuramente invogliato a fare incetta di titoli. Quindi arrivo a un altro punto cruciale, quello della vendita dei libri. I prezzi, a volte un po’ altini, sono un deterrente alla lettura, poiché non considerati beni di prima necessità e devo dire che l’assalto allo stand del Libraccio mi ha fatto davvero riflettere moltissimo.
Ma torniamo un attimo agli eventi letterari. Durante la mia visita al Salone sono riuscita ad assistere a un paio di incontri con l’autore davvero interessanti in cui il punto centrale non è banalmente il libro e la storia in esso racchiusa, ma tutto quello che durante la chiacchierata è venuto fuori, tutti gli spunti di riflessione, tutte le considerazioni che poi andavano a mescolarsi con la vita quotidiana di tutti. Ebbene: in alcuni casi è riuscito, secondo me, a passare il concetto che ogni libro e ogni storia che esso racconta non fanno che parlare delle persone, delle situazioni che ogni giorno viviamo, e devo dire un bel messaggio davvero. In virtù di ciò consigliere proprio due testi che sono stati presentati al Salone, magistralmente in tal senso, “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, con la quale ha dialogato la scrittrice Michela Murgia e “Lucky” dall’autrice di “Amabili resti” Alice Sebold; due letture che suggerisco vivamente di fare sia per il contenuto delle storie sia per lo stile di scrittura.
Andare al Salone Internazionale del libro è sicuramente stimolante, e quello che mi ha colpito è stata la presenza di tantissimi giovani. Ho avuto modo di vedere come i ragazzi sono affascinati dal mondo della lettura che ovviamente deve essere presentato in maniera interessante e non noiosa come spesso, purtroppo, accade. Ovvio è che immergersi in un testo richiede maggiore impegno rispetto alla visione di un film o all’ascolto di un brano musicale. In questi casi si è passivi davanti a qualcosa di già definito, bisogna solo accoglierlo, mentre nel primo caso bisogna fare un certo sforzo, bisogna muovere la fantasia, l’immaginazione, che a causa anche dei social e del tipo di vita frenetica e, in alcuni casi, un po’ arida che si conduce, spesso è arrugginita, ed ecco quindi che il libro appare più “difficile”.
Devo ammettere, tornando all’organizzazione della Fiera, che fin nei minimi particolari, tutto ha funzionato al meglio: molti i punti di ristoro e comunque gli spazi dedicati al relax e alla lettura, anche se devo dire che la fila per acquistare un trancio di pizza era abbastanza impegnativa da affrontare, ma comunque, visto il contesto, sopportabile, un’ampia ala per i più piccoli con laboratori, spettacoli e momenti dedicati solo all’infanzia; in merito a ciò segnalo che da tantissimi anni esiste una fiera rivolta solo alla letteratura per bambini e ragazzi, il Bologna Children’s Book Fair, che negli ultimi tempi sta registrando un grande successo con un ottimo afflusso di visitatori. Come tutti gli anni, anche in questa edizione vi è stato un Paese ospite, la Francia, che è stata presente con una consistente delegazione di autori d’oltralpe.
A conti fatti, rispetto a coloro che si chiedono se le fiere del libro hanno ancora un senso e se effettivamente riescano a smuovere qualcosa, mi sento di rispondere affermativamente: eventi come quello del Salone Internazionale del Libro servono, perché catalizzano l’attenzione di tantissime persone (quest’anno si sono registrati 144.386 visitatori unici al Lingotto), magari non solo di quelle amanti della lettura, che semplicemente incuriosite si accostano al meraviglioso mondo dei libri, che è un mondo “semplice” e che non aspetta altro che essere scoperto.
Ne sono convinta: la cultura salverà il mondo.
Sono d’accordo con te Gregorio! I libri costituiscono un patrimonio prezioso che può davvero fare la differenza e che può avere un ruolo decisivo nella vita di ognuno di noi.
Sei stata molto brava nel descrivere “La cultura salverà il mondo”, anche i libri, principale mezzo di approfondimento per la conoscenza e la cultura di una società, camminano con l’uomo del nostro tempo; senza perdere tempo se vogliamo costruire un mondo dove la globalizzazione umana entri in sintonia con la cultura e con ogni persona sulla faccia della terra! Oggi, anche se nelle nostre case i libri non mancano per fare approfondimenti di ogni genere, manca la volontà di leggere e immergersi in una lettura che in alcuni casi ti può cambiare la vita! Il libro è stato per me un compagno di viaggio nella mia vita, che mi ha fatto crescere in umiltà e moralità, facendomi diventare uomo che sa intelligere e comprendere l’Universo del mio tempo. Secondo la mia esperienza di vita vissuta in giro per il mondo, niente bisogna lasciare al caso, affinché tutto venga studiato e programmato per il futuro dei giovani in un mondo che cambia!