Nel tempo virtuale dei social network, è possibile trovare ancora lo spazio e la voglia per l’interazione e le relazioni touch people? Esiste ancora la necessità di incontrarsi face to face e di parlarsi?
La risposta è affermativa. Massimo Cerulo, nella sua Danza dei caffè, edito dalla Pellegrini nella Collana Ossidiana diretta da Paolo Jedlowski , ordinario di Sociologia all’Unical, ci porta all’interno di quelli che definisce “luoghi terzi”, i caffè, luoghi di incontro per politici, uomini d’affari, studenti, ragazzi, amanti o “ricercatori” di relazioni. A metà strada tra la sfera privata e quella pubblica, nei caffè è ancora possibile riscoprire la dimensione umana, la quotidianità fatta di lavoro, pettegolezzi, studio, flirt.
Una quotidianità in cui, sotto lo sguardo attento e curioso dell’autore, nella doppia veste di osservatore e cliente, si incrociano le vicende degli avventori, in una vera e propria “danza” fatta di attimi in una dimensione quasi atemporale.
La “Danza dei caffè”, mette in scena le vite degli altri in tre caffè di Cosenza e di Rende e mostra, dal di dentro, coma sia varia e mutevole l’esistenza degli individui.
Amalia Papasidero
Foto tratta da: www.luigipellegrinieditore.com