Settembre 27, 2014

Il “viaggio” di ognuno di noi presenta una tappa ineluttabile, connaturata al nostro status di essere umani: la morte. Essa non rappresenta la fine di tutto, ma solo l’inizio di un altro “percorso”.

«Laudato si’ mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale»; sora, cioè sorella. Queste le parole di san Francesco, che aveva compreso che la morte non è un male terribile dal quale fuggire. Come tutto ciò che si trova sulla terra, ognuno di noi ha un inizio e avrà una fine; fa parte della vita terminare il proprio percorso, arrivare al capolinea… è naturale, è nell’ordine delle cose. Eppure la temiamo, evitiamo di parlarne, la sola idea ci atterrisce, a volte viviamo tutta la nostra esistenza con questa spada di Damocle che pende sulla testa, chiedendoci come, dove, cosa si proverà, cosa ci sarà dopo. Questo incessante turbinio di paure e di elucubrazioni mentali non fa altro che rendere la morte ciò che non è, attribuendole una connotazione negativa che in realtà non le appartiene, perché la morte non è un male. Sicuramente, non è semplice riuscire a pensarci, a immaginare che quello che fa parte di tutti i nostri giorni, in un futuro, finisca; non è semplice accettare la dipartita di chi amiamo, non è semplice accettare che siamo “finiti”. È proprio questo il bandolo della matassa: non riusciamo ad accettare la nostra esistenza così come ci è stata donata, e cerchiamo in ogni modo di esorcizzare una tappa che per ognuno sarà il normale epilogo del proprio cammino.
Spesso, quando ci avviciniamo a persone dilaniate da terribili malattie, parlando con loro ci accorgiamo che la morte non è una nemica da fuggire a tutti i costi, non è la spaventosa ombra che sta per strapparci via come si fa come una pianta: c’è molto di più. Questo di più è quella piccola luce interiore, è la fede, è la consapevolezza che ogni cosa che accade non accade per caso, la consapevolezza che morire non significa la fine di tutto, ma l’inizio di qualcos’altro. Non è facile pensare che tutto ciò che costituisce il nostro piccolo mondo possa finire da un momento all’altro, anche se in realtà non è così. C’è chi non si sofferma sul dopo e chi invece di esso fa un’ossessione. Fin dal principio, l’uomo ha cercato in tutti i modi di “sconfiggere” l’oscura signora: ci ha provato con la medicina, e in generale utilizzando tutte le proprie conoscenze; ma la morte è qualcosa che va oltre. Costituisce un passaggio, un ponte tra due realtà che non sono distinte tra loro e neanche in conflitto. Morire non significa perdere ogni cosa, ma intraprendere un viaggio diverso, in cui il corpo, abituato alle quotidiane faccende della vita, non serve più: il luogo in cui si viene accolti è sicuramente un luogo di pace, dove gli affanni, così come umanamente intesi, svaniscono, un luogo in cui la dicotomia mente e spirito perde il suo senso terreno; è per questo che la morte non è un male. Se ci soffermassimo su ciò, sulla convinzione che venir meno non è necessariamente la fine di ogni cosa, vivremmo un’esistenza più serena, godendo, in maniera attenta e oculata, del prezioso tempo che ci è stato donato. La morte corporale, come sottolinea san Francesco, serve a ricordare all’uomo che la sua vita ha un valore, che deve spenderla nel rispetto di questa e del prossimo, che ogni gesto, ogni minimo pensiero, deve essere indirizzato all’amore e non all’odio e alla violenza. La vita è un regalo meraviglioso che Dio ci ha fatto; la morte ne è solo la conclusione.

Amalia Papasidero

Tratto da: Tempovissuto.it

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Amalia Papasidero

Amalia Papasidero, editor, correttore di bozze, consulente letterario e blogger. Ha conseguito il master in “Tradizione e innovazione nell’editoria. Dal libro all’e-book” presso l’Università della Calabria.
Gestisce il sito web www.scritturaedintorni.it (che ha ottenuto l’accredito stampa presso il Festival della letteratura di Mantova nel 2016), che si occupa di ciò che ruota attorno al mondo della scrittura e offre numerose risorse e servizi per gli autori. Organizza eventi letterari e culturali (presentazioni librarie e musicali, campagne di sensibilizzazione su temi sociali). Ha da poco pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Riflessi”. Tiene corsi di scrittura e self-publishing, workshop sulle tematiche legate alla narrazione.

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