Scrivendo, a volte, può capitare di domandarsi se prima o dopo la congiunzione e si possa mettere la virgola. Presto detto.

Premettendo che la e serve a congiungere due elementi o parti della frase e che la virgola ha invece lo scopo opposto, cioè di dividere, entrambi potranno coesistere solo in circostanze particolari.
L’uso generale (e la logica nell’inserimento dei segni di interpunzione) vuole che la virgola non sia messa prima della e, appunto per non inficiare il valore di congiuzione di quest’ultima.

Al contrario, ciò può avvenire nel caso in cui la e risulti già ripetuta all’interno della frase e la logica del discorso pretenda la presenza di una pasua. Ecco un esempio:

Mario camminava insieme a Marta, quando le disse che era doce e affascinante, e che il profumo dei suoi capelli era molto intenso.

In questo caso, la seconda e è preceduta da una virgola (tra l’altro opzionale), che di fatto interrompe il ripetersi senza interruzioni quasi cacofonico delle due e. Ricapitolando, l’utilizzo della virgola prima della e è ammesso (anche se spesso in forma opzionale) per rendere più fluido il discorso, di solito per evitare la rapida conseguenza di due congiunzioni uguali.

 

 MP

autore di questa pagina:

Amalia Papasidero

Amalia Papasidero, editor, correttore di bozze, consulente letterario e blogger. Ha conseguito il master in “Tradizione e innovazione nell’editoria. Dal libro all’e-book” presso l’Università della Calabria.
Gestisce il sito web www.scritturaedintorni.it (che ha ottenuto l’accredito stampa presso il Festival della letteratura di Mantova nel 2016), che si occupa di ciò che ruota attorno al mondo della scrittura e offre numerose risorse e servizi per gli autori. Organizza eventi letterari e culturali (presentazioni librarie e musicali, campagne di sensibilizzazione su temi sociali). Ha da poco pubblicato una raccolta di poesie dal titolo “Riflessi”. Tiene corsi di scrittura e self-publishing, workshop sulle tematiche legate alla narrazione.

  • Buongiorno, trovo interesante il suo commento e le chiedo un approfondimento perché personalmente uso quasi sempre, o comunque spessissimo, la e dopo la virgola. Cerco di giustificarmi con una specie di “licenza poetica”, nel senso che mi pare che la virgola e la e insieme, nonostante la loro contraddittorietà, possono costituire, in certi casi, come una specie di allegro gorgolio di un ruscello.
    Tuttavia le chiedo un parere riportando a caso alcuni esempi tratti dal mio diario:

    mi trovo subito respinto e respingente ovunque vada, qualunque gruppo frequenti, e allo stesso modo non posso neppure eivtare almeno di provare a frequentare altri ambienti…

    i momenti della mia vita più difficili sono quando mi devo vestire per uscire, e quando devo tornare a casa,

    quando lavoro sulle foto, che non mi cambieranno un cazzo, sui video… quando leggo, e anche questo non cambierà un cazzo, e quando suono la chitarra,

    Cominciano a compatirti. E ti cercano con lo sguardo come se tu stessi zitto affinché loro comincino a cercarti con lo sguardo, e rivolti a te fanno smorfie spiritose, perché loro sono buoni e vogliono farti uscire dalla tua presunta depressione, e ti chiedono cose che sanno benissimo…

    Altro dubbio, riguardante gli “eccetera”. So bene ovviamente che eccetera è una contrazione del latino et cetera, però, anche se acc. è un abbreviazione, il punto dell’abbreviazione dev’essere considerato all’interno del discorso? Come un normale punto dopo il quale la frase ricomincia con maiuscolo e dopo una pausa? Ma se questo facesse perdere la fluidità del discorso? Riporto altri esempi a caso:

    Per fare il tirocinio, cioé per lavorare gratis, come avviene nel servizio civile, in tutti gli apprendistato ecc., bisogna pagare cifre esose

    Partendo dal tema della memoria, e dopo avere parlato di Bartlett, di Tulving, e delle diverse impostazioni e metodologie nello studio della memoria, dei relativi esperimenti, ecc., ho parlato anche delle conseguenze pratiche di questi studi…

    la durezza della guerra soprattutto negli ultimi anni, la mancanza di una divisa nella guerriglia partigiana, ecc.),
    3) il fatto che il nazismo e il fascismo fossero dittature…

    Invece i malati gravi e/o terminali, i portatori di handicappati totalmente invalidi, i tossicodipendenti, i barboni, ecc., non sono considerati “produttori di reddito”…

    La ringrazio se mi darà qualche consiglio in merito, Saluti e buon anno nuovo.

    • Buongiorno Bruno, tanti auguri anche a lei.
      L’utilizzo della virgola dopo la e può essere collegato a un’esigenza “espressiva” e non necessariamente grammaticale o sintattica. Come afferma lei stesso, la virgola può acquisire la funzione di rallentare il discorso, permettendo di soppesare maggiormente le frasi.

      Vediamo qualche suo esempio:
      “mi trovo subito respinto e respingente ovunque vada, qualunque gruppo frequenti, e allo stesso modo non posso neppure evitare almeno di provare a frequentare altri ambienti”
      In questo primo caso, la virgola posta prima della e inserisce proprio in quel punto una pausa, in grado, se vogliamo, di conferire maggiore “intonazione” al testo. Nello stesso tempo, però, l’assenza di quella virgola renderebbe più difficoltosa la lettura perché l’espressione “qualunque gruppo frequenti” è per sua natura un inciso, una precisazione collocata tra virgole, come se fosse tra parentesi.

      Vediamo un altro caso:
      “i momenti della mia vita più difficili sono quando mi devo vestire per uscire, e quando devo tornare a casa”
      In questo secondo caso, il discorso cambia. La virgola che lei ha messo prima della e non è affatto necessaria dal punto di vista sintattico. Se lei la rimuovesse, la frase scorrerebbe più che bene. La presenza della virgola, che comunque anche in questo caso non è un errore, qui ha proprio lo scopo di conferire maggiore enfasi alla frase che segue. Se ben osserva, quella virgola genera una piccola pausa, che contribuisce a sottolineare la difficoltà che si incontra proprio – e forse maggiormente – quando torna a casa. E’ chiaro che se quanto sto dicendo è una mia impressione, e se lei non ha voluto inserire questa sfumatura, allora la virgola diventa solamente un elemento inutile. Se lei voleva semplicemente sottolineare la difficoltà prima di uscire e al rientro a casa, senza conferire alcuna sfumatura particolare a nessuno dei due elementi, allora la virgola non ha ragione di esserci.

      Sull’uso dell’ecc., che come dice bene è l’abbreviazione di et cetera e quindi può essere scritta anche etc., i suoi esempi mi sembrano andare nella giusta direzione. Se l’ecc. è infatti la conclusione di un elenco riportato in un discorso, posto però in una periodo non concluso, porre la maiuscola subito dopo significherebbe interrompere la frase. E’ quindi corretto l’uso che ne ha fatto. Ovviamente il consiglio che le do è di non esagerare con il ricorso all’ecc. con i puntini di sospensione, che oggi, nella scrittura, tendono a essere utilizzati in modo improprio ed esagerato.

      Sperando di aver chiarito i suoi dubbi, le auguro ancora un buon 2015.

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